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- anno 2006-2007
- 15 Maggio 2007 Roma: Partecipa alla Rassegna Teatrale Studentesca XIX Edizione "Dialetti a Confronto", presentata dai ragazzi del gruppo teatrale del nostro istituto il giorno 15 Maggio 2007 a Roma presso il teatro Quirino. L'opera ha ricevuto numerosi apprezzamenti, è stata premiata con il I° Premio Assoluto.
- Dal 15 al 17 Maggio 2007 ha preso parte alla III Rassegna Nazionale Scuola e Teatro di Campagna (SA), patrocinata dal Ministero della Pubblica Istruzione, dal Comune di Salerno e dal Comune di Campagna Ass.to alla Pubblica Istruzione. In occasione di questa manifestazione sono state messe a confronto le diversità culturali delle varie realtà del territorio, considerando che le diversità non sono altro che ricchezze. "Senza esagerazione alcuna si può parlare di una macchina perfetta, non con uno, ma con ben 34 "protagonisti", espressione di una coralità unica, capaci di una immedesimazione e di una caratterizzazione.. (recensione dell'opera a cura di Valentina Granito addetto stampa della rassegna)
- Novembre 2007 al Teatro Quirino in Roma, sono state premiate le scuole di I e II grado, che hanno partecipato al premio Michele Mazzella. Un concorso per la stesura di testi teatrali e alcuni premi Speciali tra cui quello per il miglior giovane interprete promosso dall'IMAIE.
Il vincitore assoluto della serata è stato l'Istituto Tecnico Othoca di Oristano, che ha ricevuto il I° premio Michele Mazzella per una Drammaturgia Giovane, con la Targa del Presidente della Repubblica e il saluto del Presidente Napolitano. L'opera Kertos, morti, santi e furfanti è stata presentata da Max Tortora. Il giudizio è stato "Un apologo grottesco, degno del migliore Durrenmatt, con in più l'uso efficace della lingua sarda che offre spunti comici irresistibili". Il laboratorio teatrale è stato finanziato grazie al Progetto PON contro la dispersione scolastica. Per la realizzazione del laboratorio teatrale e la regia dell'opera, la scuola si è avvalsa della collaborazione di Giampietro Orrù e Maura Grussu della compagnia teatrale "Fueddu e Gestu" di Villasor.
- anno 2007-2008 (settembre - dicembre) (nuova e vecchia compagnia)
- Sedici commedie in lingua sarda nel teatro che la città gli ha voluto intitolare per ricordare il grande commediografo oristanese Antonio Garau. È il tributo che l'Assessorato alla Cultura del Comune di Oristano, in collaborazione con la Commissione consiliare alla Cultura, dedica ad Antonio Garau a 20 anni dalla morte. Il 24 Gennaio 2009 l'opera partecipa alla Rassegna al Teatro Garau di Oristano.
Venerdì 23 Gennaio 2009
La prima cosa da cui son rimasto colpito, quando ho raggiunto telefonicamente professor Mariano Pisanu, è stata l'entusiasmo nel raccontarmi la sua vicenda d'insegnante-teatrante. Tanta, infatti, la soddisfazione che emerge per il lavoro dei suoi alunni, che ritenevo impensabile rimanesse intatta dopo tanti anni di attività didattica e ben venticinque anni di teatro giovanile; così come intatta è rimasta la voglia di fare, a volte unico motore delle cose ben riuscite, in particolar modo quando mancano i finanziamenti.
Ben riuscito è indubbiamente il laboratorio teatrale dell'ITIS Othoca di Oristano, coordinato dal già citato professore, presidente dell'Associazione culturale Crakeras, e dalla professoressa Anna Rita Gala. A testimoniarlo vi sono il primo e il secondo posto, rispettivamente nel 2007 e nel 2008, del premio Mazzella, manifestazione che si svolge a Roma da circa sei anni, al teatro Quirino, che coinvolge migliaia di ragazzi tra spettatori e attori; e il primo posto nella manifestazione "Teatro Giovani", che si è svolta sempre a Roma. Ma la trentennale attività del laboratorio non è l'unica cosa a spiazzarmi, perché i due professori non insegnano, come si potrebbe erroneamente pensare, materie letterarie e umanistiche, ma svolgono attività di laboratorio informatico ed elettrotecnico; fattore che, senza dubbio, incide più che positivamente giacché i successi oltremare non si son fermati a Roma, ma hanno proseguito nella Rassegna Nazionale del Teatro della Scuola di Serra San Quirico, in provincia di Ancona e a Eboli, in occasione di un'altra manifestazione di teatro giovanile. Consensi ottenuti anche nella nostra provincia, ad esempio a Bonarcado e a Santu Lussurgiu.
L'opera "Kèrtos, morti, santi e furfanti" che i ragazzi rappresenteranno al teatro Garau sabato 24 gennaio alle 21, è proprio la vincitrice del premio Mazzella 2007. E' una storia realmente accaduta, ambientata negli anni cinquanta e raccontata nel romanzo breve "Il camposanto nuovo" dall'intellettuale e scrittore terralbese, Ugo Dessy. La tragicommedia è quindi una libera interpretazione, ed è stata scelta perché maggiormente si allinea con lo spirito di Antonio Garau, il cui sguardo si staglia ancor oggi su vizi e virtù della società contemporanea per ricavarne un umorismo agrodolce, pirandelliano, nel quale il sorriso è frutto di riflessione su una situazione generale in cui da ridere c'è, spesso, ben poco. La vicenda si sviluppa in un atto, in cui alla scena si accompagnano le musiche e i canti a tenores originali della nostra tradizione, tutto rigorosamente dal vivo. Per la manifestazione dedicata al Nostro commediografo, la compagnia ha fatto qualche cambiamento di carattere linguistico rispetto alla versione iniziale, aumentando il numero di battute in limba. Non cambia, naturalmente, la trama che vede la piccola comunità di Iskra, paesino dell'isola di Shardana, alle prese con i loro due cimiteri: il vecchio, in cui non c'è più posto per nessuno, tanto che le stesse anime dei defunti organizzano, in linea con i costumi italiani, manifestazioni di protesta; e il nuovo, mal gradito a tal punto che la gente sembra non aver più voglia di abbandonare questo mondo. Il fatto preoccupa non poco il sindaco che vorrebbe, dopo tanto tempo e spesa di denari, inaugurare il nuovo cimitero in pompa magna per dimostrare la superiorità della sua giunta comunale rispetto a quella degli anni precedenti.
Finalmente arriva il primo decesso del paese, ma, come nel perpetrarsi di una beffa, questi sarà un rappresentante dell'opposizione, che, perciò, al pari del sindaco e della sua giunta, riceverà tutti gli onori del caso.
Non si banalizza, insomma, se la si definisce una tipica storia sarda in cui il valore, se così lo si può definire, che emerge è la solita e atavica distanza che divide le fazioni, i paesi, la gente, e pure i morti. Il nostro sembra più volte un destino fatto di bisticci, di "kertos", di campanilismo spiccio, e queste ultime elezioni regionali ne sono una palese testimonianza. Kertos di una terra in cui un milione e mezzo di persone hanno avuto la faccia tosta di dividersi in otto province; dove è ancora marcata la rivalità tra la capitale del nord, Sassari, e quella del sud, Cagliari, che a loro volta devono far fronte alla rivalità logistica di Iglesias (o Carbonia) e Olbia (o Tempio, o Alghero). Il tutto a scapito della pigra Oristano, schiacciata da due potenze ancora troppo ingombranti, dove si guarda sovente con invidia, sovente con disprezzo, Nuoro, che da par suo si sente, non si sa a che titolo, unica foriera dell'antico spirito sardo. Insomma Iskra è la perfetta proiezione dell'isola in cui vige il detto "Centu concas, centu berrittas".
Ma il messaggio (e il monito) della compagnia "delle Industriali" vuol esser diverso, non fosse altro perché frutto di collaborazione di studenti provenienti da vari paesi della provincia, di professori, e di compagnie esterne all'istituto, come la "Fueddu e Gestu" di Villasor (nelle persone di Giampietro Orrù e Maura Grussu); e non fosse altro perché i testi son frutto della commistione di racconti già esistenti, o episodi realmente accaduti, e la rielaborazione degli stessi ragazzi. Ogni anno il gruppo prepara una nuova commedia (nel 2008 è stata "Su retaulu de is ispantus", libera interpretazione de "Il quadro delle meraviglie" di Cervantes) scelta dagli stessi studenti, sempre più numerosi, chi davanti, chi dietro le quinte. Capita spesso che dopo cinque anni, esaurito il loro iter scolastico, decidano di proseguire la loro esperienza teatrale, ulteriore ragione per cui l'entusiasmo e l'impegno profuso di professor Pisanu e della professoressa Gala non possono e non devono scemare.
Pierpaolo Medda
Venerdì 30 Gennaio 2009
Che i ragazzi delle "Industriali" di Oristano fossero bravi l'avevo intuito: non si vincono premi a carattere nazionale se non c'è della qualità. Ma la rappresentazione cui ho assistito sabato 24 gennaio è andata ben oltre le mie aspettative. Ho visto del Teatro con la T maiuscola, ho visto degli attori, ho visto dei tecnici, ho visto un pubblico entusiasta e ho visto dei professori, il preside e la sua vice orgogliosi di ciò che i loro ragazzi gli hanno regalato. E chissà se alla fine della rappresentazione aveva ancora un po' di voce la professoressa, della cui identità sono completamente all'oscuro, che ha gridato e battuto le mani al cambio di ogni scena. Un difetto però lo voglio trovare: troppo breve. Ritengo che quando si è in grado di produrre arte, e soprattutto si è consci di questo letterario opificio, bisogna far sì che allo spettatore non resti quell'agrodolce retrogusto dovuto al desiderio di vedere almeno un altro atto. Ma questa è una considerazione mia personale, in fondo anche Oscar Wilde affermava con convinzione che le cose migliori son quelle squisite, che alla fine lasciano una sensazione di desiderio inappagato (onestamente lui parlava della sigaretta, ma il paradigma è indubbiamente valido anche e soprattutto dove arde il sacro fuoco dell'arte).
La tragicommedia è un vortice generato dalla toccante sequenza dei monologhi delle anime scalze (Mattia Putzolu, Federica Muroni, Alessio Putzolu, Claudio Satta, Cristiano Malica e Marta Mereu), che con fare lento e ponderato, raccontano, con la loro effige funeraria tra le mani, la loro vita e la loro morte, accompagnando l'agitato sonno del sindaco (Michele Salaris) rannicchiato ai bordi del palco. Storie accompagnate dai cantos a tenores (Nicola Migheli, Enrico Porcu, Simone Masala e Antonello Pinna), la cui voce genera una coreografia lenta e posata, fatta dall'alternanza tra primo, secondo e terzo piano, che le anime vanno man mano a occupare. Ogni singolo gesto è studiato e sembra che niente sia lasciato al caso, con un effetto suggestivo e coinvolgente per lo spettatore, che viene ingannato dai commedianti perché, esaurita la prima scena, la più lunga, la matassa che sembra dipanarsi con enorme lentezza comincia una rotazione fulminea in cui gli attori interpretano più personaggi, i musicisti suonano più strumenti e le scene si susseguono a ritmo incalzante, rallentate solo dall'antica voce dei cantores. L'ammobilio della scenografia muta in continuazione, e un tavolo può essere un tavolo, ma anche un armadio, o un soppalco, e la scenografia diventa rapidamente una bettola, la stanza prove della banda, l'abitazione dell'accabadora, la sala consiliare o l'abitazione del sindaco.
In questo turbinio di ambienti si svolge la storia di Iskra, paese dove il vecchio cimitero è soppiantato da uno nuovo e ancora "vergine", ritenuto dalla popolazione un inutile sperpero di denari pubblici. A mettersi contro il sindaco, che l'ha voluto, vi è pure la mancanza di materia prima, i morti. Neanche la vecchietta del paese sembra poter passare a miglior vita, e pensare che il sindaco aveva assoldato nientepopodimeno che la vecchia accabadora, inattiva da ormai cinquant'anni. Tutto, nondimeno, porta a un nulla di fatto per l'irritazione del sindaco e della moglie (Francesca Cubadda). Finalmente muore un cittadino di Iskra, il quale, però, non è graditissimo al sindaco e alla sua giunta perché appartiene alla fazione avversa, e il primo cittadino sarà costretto a inaugurare con grande solennità il "suo" cimitero rendendo tributo al nemico morto. Ma le disgrazie non sono finite, perché il terreno "è tottu pedra" e il sindaco, nell'indignazione generale, viene lasciato da solo con la bara in groppa: che trovi lui, adesso, dove seppellirlo!
La folla dei personaggi rende bene la vita di paese, con le sue dinamiche, i suoi personaggi, i suoi usi e costumi, che permeano l'animo dello spettatore al quale resta l'idea di aver assistito alla storia di una Sardegna in miniatura, in cui ad affastellarsi non sono solo le diverse tradizioni, ma anche le varie tipologie di lingua sarda, i costumi e tutto ciò che rende la nostra Isola così bella e così eterogenea, aggettivo che a volte, così come emerge dalla commedia, è sinonimo di disunione e odio tra fratelli. E allora citiamola questa folla di attori perché in fondo ciò che più è contato è stato osservarli e battergli le mani: oltre ai succitati, Livio Pompianu, Damiano Mura (anche chitarra), Luca Mereu, Francesco Ruiu, Paolo Meli (anche trombone), Valentina Sanna, Sara Frau, Marco Chergia (anche organetto), Alessio Pani (anche percussioni), Enrico Tinchi, Andrea Scalas e Stefano Tiana. Non si possono omettere i tecnici Lorenzo Illotta e Andrea Roccuzzo, ma soprattutto i continuatori di questo grande progetto che va avanti da trent'anni (dai tempi del preside Perria), professor Mariano Pisanu e professoressa Gala, che, schermendosi, giurano che il merito è tutto dei ragazzi. Vero, ma neanche una squadra di campioni come la Juventus, senza un grande tecnico, sarebbe una delle squadre più forti d'Europa (e nessuno se ne abbia per questa menzione fatta assolutamente non a caso).
Insomma, anche stavolta la critica è molto "Vincenzo Mollica style" e giuro che vorrei essere un po' più mordace nelle mie disamine, ma le compagnie che si sono succedute sul palco del teatro Garau, da quando è iniziata la manifestazione per il grande commediografo, hanno dimostrato una bravura e una passione che non potevano che produrre eccellenti risultati. E la compagnia dell'ITIS Othoca è andata persino oltre, curando ogni singolo gesto, ogni singola parola, ogni singola modulazione di voce, in decine e decine di prove, le ultime svolte a discapito delle stesse vacanze di Natale (e si tenga presente che alcuni ragazzi, tutti compresi tra i 15 e i 19 anni, vengono da diversi paesi della provincia). Ecco la mia stoccata e mi ripeto: troppo breve!
Pierpaolo Medda
- Premio Mazzella 2008
- Premio Mazzella 2007